Intervista a Marco Campisi, expat a Londra con la passione per i viaggi

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Vi ricordate la storia di Marco Campisi?

Marco è un viaggiatore, una di quelle persone che non riescono a stare ferme per nessuna ragione al mondo. La sua ultima avventura, andata in scena lo scorso anno, in Sud America sempre e rigorosamente con lo zaino in spalla, è stata “influenzata” dalla pandemia mondiale legata al Covid-19 e dal primo lockdown iniziato a marzo 2020 quando si trovava in Patagonia.

Una volta tornato dall’Argentina, la scorsa estate, Marco è tornato direttamente a Londra dove vive e lavora da expat – italiano residente all’estero – da molti anni. L’abbiamo contattato per raccontarci come si vive ora nella metropoli londinese con l’avvento della variante inglese.

Marco Campisi

1. Da italiano all’estero qual è la situazione che si sta vivendo ora a Londra?

Vivo a Londra ormai da tanti anni e posso assicurare che la capitale inglese nell’ultimo anno ha assunto un aspetto totalmente differente da come siamo abituati a vederla e viverla. Fa un effetto strano vederla così calma, ma sono sicuro che una volta che la pandemia sarà conclusa, tornerà ad essere una capitale vivace e attiva e tornerà a occupare un posto di rilievo a livello mondiale.

2. In Italia si parla molto della variante inglese del virus. Come ne parlano i media britannici?

Questa nuova variante ci ha colpiti in pieno, già a partire da metà dicembre, costringendo il governo a chiudere tutto in maniera brusca e inattesa. Arrivavamo da un secondo lockdown nazionale durato tutto il mese di novembre con lo scopo di gestire dicembre nel migliore dei modi. Purtroppo però la variante ha cominciato a circolare impetuosamente e ha complicato i piani. Pochi immaginavano che prima di Natale, nel pieno dei preparativi per le feste, fossimo costretti a fermarci di nuovo. Ma purtroppo i numeri erano allarmanti ed era l’unica maniera di arginare la diffusione del virus. I dati diramati all’inizio di gennaio non hanno disatteso le preoccupazioni: picco di più di 60mila casi al giorno, ospedali al collasso, diffusione del virus e mortalità mai così alti da quando è iniziata la pandemia. Ad oggi siamo ancora in lockdown nazionale, in attesa che lunedì 22 febbraio, il primo ministro Boris Johnson detti le tappe dei prossimi mesi, anche se in molti si aspettano ancora misure molto stringenti fino a Pasqua, con le scuole uniche eccezioni ad aprire l’8 marzo. Staremo a vedere. I numeri sono sicuramente incoraggianti al momento (si parla di meno di 15mila casi al giorno e virus tornato sotto controllo), ma sicuramente il governo non vorrà vanificare tutti gli sforzi fatti finora nel gestire il virus e soprattutto con la campagna di vaccinazione di massa tra le più importanti a livello mondiale. Sicuramente sapere che la variante inglese si sta espandendo velocemente anche in Italia mi preoccupa abbastanza, memore di quello che è successo qui nel Regno Unito negli ultimi mesi. 

3. Sei una persona che è abituata a viaggiare in tutto il mondo, in questa situazione sei riuscito almeno ad immaginare il prossimo viaggio?

Sì, è vero. Amo viaggiare e appena posso preparo lo zaino e parto. Purtroppo però questa situazione al momento non permette alcun tipo di spostamento, se non essenziale. Il governo ha recentemente inasprito le regole per viaggiare da e per il Regno Unito e al momento non sembra che ci siano speranze per potersi spostare. Al di là delle decisioni del governo, ho comunque deciso di temporeggiare per un po’ e aspettare che l’emergenza sia conclusa. Non credo che viaggerò lontano quest’anno, mi piacerebbe tornare in Italia appena possibile, ma sono comunque positivo e ottimista e colgo l’occasione per lavorare a nuovi progetti e sto pianificando di esplorare di più il Regno Unito! In fondo non serve andare così lontano per scoprire nuove realtà culturali e paesaggi mozzafiato! 

4. Com’è cambiata la tua routine e le tue abitudini a Londra con l’avvento del Covid?

Come la maggior parte delle persone, purtroppo anche io da un mese a questa parte sono rimasto a casa dal lavoro. Per fortuna il governo sin dall’inizio della pandemia ha adottato un sistema di sussidio per tutti i lavoratori e le imprese chiamato “furlough scheme”. È, in pratica, una cassa integrazione a livello nazionale a cui possono accedere tutte le imprese e i lavorati che vengono colpiti dalle decisioni del governo nel momento in cui questi decide di chiudere alcuni settori a causa del virus. Spiegato in maniera ridotta, il governo paga l’80% dello stipendio, permettendo così al lavoratore di ricevere uno stipendio accettabile e sgravando le imprese da costi impossibili da gestire in mancanza di entrate. Per quanto mi riguarda, è stata un’occasione ulteriore per potermi fermare e riflettere sul futuro e investire questo tempo per un’ulteriore formazione personale e professionale. Cerco quindi di gestire al meglio tutto quello che ho di più ora (il tempo), evitando di perdere energie su pensieri negativi su quello che è venuto a mancare (vita sociale, viaggi, una vita normale insomma). Cerco quindi di restare positivo, anche facendo sport e in generale tutto quello che mi fa star bene.

 

 

5. Oltre alla variante inglese si continua a parlare di Brexit, per te nello specifico cambierà qualcosa da expat?

In realtà il tema brexit si è molto affievolito ultimamente, sovrastato dal tema coronavirus. Finora, da quel che vedo sui social o nei vari gruppi di stranieri in UK, gli unici disagi riguardano in gran parte i tempi allungati e i costi aumentati per inviare oggetti da e per il Regno Unito. Sarà interessante vedere nel concreto, una volta che la vita sarà tornata alla normalità e i viaggi ripartiranno con forza, come verrà gestita le situazioni più spinose legate al brexit che riguardano spostamenti (per turismo da e verso UK) e trasferimenti per motivi di lavoro e studio. Per quanto mi riguarda, invece, non sono preoccupato in quanto poco più di due anni fa ho ottenuto la cittadinanza britannica e sono in possesso anche del passaporto britannico. Ovviamente non ho perso il mio status di cittadino italiano.

 

6. Viaggia-ama-impara è la tua descrizione sui social. Quanto ti manca viaggiare e conoscere il mondo?

Il tema dei viaggi mi appassiona molto, e purtroppo per me così come per tutti con questa passione, viaggiare ora sembra solo un ricordo lontano. Spero di poter tornare presto a girare il mondo, anche se, come detto prima, sono molto cauto e per il prossimo futuro non ho grandi progetti. Questo però non vuol dire che non si possa continuare a esplorare, magari a livello locale, e (ri)scoprire le bellezze attorno a noi.

7. Qual è la prima cosa che farai quando avrai l’opportunità di tornare in Italia?

Spero di riuscire a tornare per poter vedere la famiglia e gli amici proprio a Como e perché no, tornare a esplorare la zona del nostro bellissimo lago di Como che tutto il mondo ci invidia! 

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